MOSTRA DIDATTICA SUI MULINI AD ACQUA

Gli alunni dell’Istituto Comprensivo di Pianella, nell’ambito delle “Giornate europee dei mulini”, presentano, il 12 maggio a Pianella alle ore 16,00, presso il salone dell’IST. COMPRENSIVO, il progetto di ricerca con mostra documentaria, archivistica e grafico-pittorica sui mulini ad acqua del pescarese.

Saranno esposti manufatti, elaborazioni grafiche e pittoriche, ricerche di carattere archivistico e letterario.

I lavori sono stati coordinati dalla prof.ssa Silvia Taraborelli e dallo storico Vittorio Morelli, che ha curato gli aspetti inerenti la localizzazione ed il censimento di alcuni antichi mulini .

Interverrano la Dirigente Scolastica, prof.ssa Nicoletta Paolini; la prof.ssa Silvia Taraborelli curatrice della mostra , Paolo Castellucci, Segretario Provinciale Spi-CGIL di Pescara e il prof Vittorio Morelli, curatore del volume “Il fiume ed il lavoro, antichi opifici idraulici dal Pescara al Tavo con note storiche sui mulini Sabucchi e Mapei sul torrente Nora”.

Porterà i saluti dell’Amministrazione Comunale, avv. Sandro Marinelli.

Il mulino ad acqua, già conosciuto e descritto nel periodo romano, si diffuse tuttavia in Occidente solo nell’Alto Medioevo.

Nei fiumi e torrenti vicino il monastero di Casauria (871), il monastero di San Bartolomeo di Carpineto (X sec.), l’abbazia Cistercense di S. Maria di Casanova e l’abbazia di Santa Maria Arabona erano presenti mulini ad acqua, dai quali, detti enti religiosi, traevano proventi, contribuendo a modificare il paesaggio rurale di quelle terre, con innovazioni di tipo tecnologico.

Numerose le località della provincia di Pescara dove insistevano gli antichi mulini: Alanno, Scafa, Rosciano, Carpineto della Nora, Nocciano, Cepagatti, Pianella, Penne, Loreto Aprutino, Vicoli, Cappelle Sul Tavo, Moscufo, Collecorvino, Farindola, Picciano, Montesilvano.

Gli alunni hanno fatto ricerca sul campo e compiuto visite guidate presso mulini ad acqua, documentando storie popolari ed hanno fotografato le fasi della molitura.

L’Abruzzo, e quindi il pescarese, abbondava di mulini, producevano energia “pulita e rinnovabile”, grazie ai nevai del Gran Sasso e della Majella, che assicuravano la materia prima, l’acqua.

I nostri fiumi pullulavano di vita, lungo le sponde ; erano collocati mulini sull’Aterno-Pescara, una ventina sul Tavo, altri sul Fino, sedici sulla Nora, cinque sul Rio, altrettanti sul Gallero, sullo Schiavone, sul Piomba e Saline.

Con lo studio del professor Vittorio Morelli sono tornati alla luce alcuni mulini, ormai scomparsi nella memoria collettiva.

Molto importante è la notizia di alcuni mulini nel territorio di Farindola , uno di essi della metà dell’800 di proprietà del barone don Diego Aliprandi di Penne.

Le vie dei mulini erano ricche di gualchiere, cartiere, folloniche, ferriere con l’andirivieni di contadini con carri carichi di grano, muli, asini, cavalli con i basti carichi di farina, di mercanti, di pastori, che scambiavano i loro prodotti.

Oggi i nostri fiumi sono senza vita e sono diventati discariche a cielo aperto; gli alunni, almeno per un giorno, hanno riportato alla luce la bellezza dei nostri fiumi e riallacciato i rapporti con la storia del nostro passato, fatto di civiltà contadina, artigiana e di tecnologia preindustriale.

Ogni mulino era un centro propulsore per l’economia rurale. Nel corso dei secoli numerose furono le liti tra proprietari, autorità e baroni locali, per l’installazione di nuove macchine idrauliche lungo i fiumi e torrenti.

Una collaborazione tra il mondo della scuola e i pensionati che ravviva l’interesse per la storia della comunità che mira anche a sensibilizzare i cittadini ai problemi ambientali.

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