Brioni, sarti in assemblea

PENNE. Un’assemblea alquanto delicata quella che forse mercoledì vedrà impegnati i 1.260 dipendenti del gruppo Brioni.

Allo stadio o al palasport dovranno essere informati sull’accordo verbalizzato giovedì scorso alla Regione: dai 402 esuberi annunciati, si potrebbe passare a 139 a patto che si arrivi ad una rimodulazione dell’orario e che nei tre stabilimenti vestini interessati ai licenziamenti si lavori su produzioni che rientrino da fuori. Non solo: i 139 che dovranno andare necessariamente via, quasi tutti delle linee produttive ma sarebbero interessati anche alcuni amministrativi, beneficerebbero di una mobilità incentivata; se non si raggiungesse la quota, Brioni calerebbe la scure della mobilità strutturale. “E’ difficile parlare di soluzione migliore – afferma il sindaco di Penne Rocco D’Alfonso- perché si tratta comunque di un numero ingente di esuberi. Su questo lavoreremo ancora, evidentemente”. L’azienda ha firmato un verbale d’incontro con le parti sociali con cui si impegna a mettere in campo una serie di misure. Come quella di riportare negli stabilimenti di Penne, Civitella e Montebello le lavorazioni di abiti assegnate fuori. In questo modo ci sarebbe un recupero di 75 unità lavorative, ma esigerebbe un investimento tecnologico aziendale. Quindi, la questione dell’orario di lavoro. Si prevede una flessibilità a 32 ore settimanali ed il conseguente riproporzionamento degli altri orari di lavoro, considerando pure la platea dei lavoratori fungibili e con capacità di svolgere più mansioni. Ed ancora: l’attivazione dell’orario plurisettimanale e plurimensile con l’utilizzo della banca delle ore: così facendo eviterebbero il taglio altri 140 unità. Uno scenario che cambierebbe radicalmente la vita di molti lavoratori, con il profilarsi di un turno unico di servizio, poiché in una settimana lavorerebbero un certo numero di ore, mentre in un’altra di più. Per il disagio cui andrebbero incontro, i sindacati e la rappresentanza sindacale unitaria hanno chiesto l’erogazione da parte dell’azienda di un’una tantum lorda. Per il restante personale in esubero, ovvero 139 dipendenti, tenendo conto di quelli usciti fra dicembre e febbraio scorsi (48), vi sarebbe l’apertura immediata di una mobilità volontaria con gli stessi incentivi del precedente accordo (circa 30 mila euro lordi) con il criterio della non opposizione al licenziamento.

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