CITTA’ SANT’ANGELO – Da sabato 3 a domenica 18 gennaio nei locali di Palazzo Coppa Zuccari a Città Sant’Angelo ci sarà la mostra di Rocco Liberato a ingresso gratuito.
L’esposizione sarà inaugurata alle 18 del 3 gennaio e sarà aperta tutti i giorni, a ingresso gratuito, dalle 17,30 alle 20. Rocco Liberato, è un artista molto apprezzato che nell’immaginario collettivo locale, è considerato uno scapigliato. Una icona della libertà, del vivere scevro da regole e convenzioni sociali. Non c’è nessuno a Città Sant’Angelo che non conosca questo eccentrico, quanto simpatico, personaggio. Rocco ha sentito sempre forte il richiamo della cultura dei nativi d’America. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico si è dedicato completamente all’arte. I suoi lavori, che trovano spazio su tele come su compensati come su qualsiasi altra superficie atta ad essere “lavorata” e si susseguono da circa 40 anni sotto l’infallibile lente del microscopio elettronico, respirano il mistero del mondo, vivono in profondità il dubbio esistenziale, rivolgono interrogativi che si scrivono con colori antitetici: accesi e cupi nello stesso spazio. “Dopo aver letto tanti libri – dichiara l’artista angolano – dopo tante ricerche, alcune impossibili dopo tante osservazioni generali, alcune importanti, mi accorgo di aver 55 anni e non ho letto il più importante dei libri, dopo tante osservazioni mi ravvedo di essere miope, dopo tanto ricercare non ho trovato il senso: la strada maestra, la vita. L’arte richiede il suo spazio, l’artista richiede lo spazio, chi crea spazio dovrebbe sapere che nell’agora ci sta tutto ciò che necessita all’uomo: il calore dei racconti. Oggi gli artisti si riempiono la bocca di paroloni, appropriandosi di un linguaggio esclusivo, non sanno raccontare ma sanno tutto di niente, meno male che io non sono un artista, io do solo impulsi, loro, invece, strutturano concetti. In questo segmento di secolo – conclude Rocco – dove la fame attanaglia popoli denudati per anni da sanguisughe virulente mi vergogno di spendere tempo e danaro rovinandomi l’anima facendo cose inutili per i più. I primitivi usavano le mani per costruirsi cose utili alla loro vita, noi, invece, costruiamo cose per complicarci l’esistenza”.