Botta e risposta davanti al prefetto ieri mattina fra tutti gli enti coinvolti (dalla Asl all’Aca all’Arta ai Comuni interessati) nel caso dell’acqua non utilizzabile ai fini alimentari, se non bollita, a causa della presenza di batteri pericolosi per la salute umana: un problema che da mercoledì sera riguarda di fatto mezza provincia di Pescara. Entro domani l’Arta, l’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente, ufficializzerà gli esiti di tutti gli approfondimenti operati dalla Asl e dunque farà definitiva chiarezza sulla situazione reale. La delicata questione gira intorno alla sorgente della Vitella d’Oro di Farindola da cui proviene l’acqua non potabile, scoperta dai tecnici dell’Azienda sanitaria nel corso di alcuni controlli svolti in qualche fontana di Collecorvino, Spoltore, Pianella e Loreto Aprutino.
La contaminazione sarebbe avvenuta a causa anche della transumanza estiva del bestiame che, sia pure vietata dal Comune di Farindola, è regolarmente praticata a Rigopiano: l’inquinamento infatti è venuto alla luce a causa dei grossi scrosci di pioggia che hanno trascinato i sedimenti nella sorgente, gestita dall’ACA, da dover dunque mettere in sicurezza. Questo, e non solo come la necessità di coordinare interventi e comunicazione efficace ai cittadini, è emerso nella riunione convocata dal prefetto Flavio Ferdani. A Penne, in ogni caso, il problema non riguarda l’ospedale San Massimo poiché non servito, come la quasi totalità della cittadina, dalla sorgente farindolese, bensì dall’altra paesana del Mortaio d’Angri.
Si era infatti diffuso un certo allarme nel presidio sanitario dopo che la Asl aveva diramato l’esito dei propri controlli che hanno determinato le ordinanze dei nove sindaci interessati: Cappelle sul Tavo, Picciano, Moscufo, Loreto Aprutino e Collecorvino per l’intero territorio; solo alcune, limitate, zone di Montesilvano, Spoltore, Penne e Pianella. La clorazione effettuata sabato scorso ha mitigato le preoccupazioni. Le analisi microbiologiche effettuate sui campioni di acqua destinata al consumo umano, prelevati dal personale della Asl nella sorgente farindolese, hanno dato esito negativo. In particolare, il batterio Clostridium perfringens, rilevato nei giorni scorsi nel punto, dopo la clorazione delle acque operata dall’Aca, l’azienda consortile dell’acqua, è risultato assente.
Prima della clorazione, lo stesso campione esaminato presentava una conta di Clostridium perfringens pari a 25 Unità Formanti Colonia per millilitro d’acqua (UFC/mL), unità di misura che stima il numero di batteri vivi nel campione d’acqua. Dopo la clorazione, il valore è sceso a 0 UFC/100 mL. Il Clostridium perfringens è un batterio indicatore di contaminazione fecale e un potenziale patogeno che può causare infezioni, se ingerito.
Berardo Lupacchini