DONATELLA E’ UN FIUME
Le pagine d’oro con Einaudi della Di Pietrantonio. Breve rapporto sul fenomeno letterario

Storie di donne, l’importanza della maternità e il contrasto di civiltà fra l’Abruzzo moderno e quello antico. Dal primo al quinto romanzo pubblicato, quello con cui ha appena vinto il Premio Strega con “L’età fragile”, edito dalla fortissima Einaudi che sta andando a gonfie vele nelle librerie. Donatella Di Pietrantonio ha in effetti cominciato a scrivere tardi, a 49 anni, nel 2011. “L’Arminuta” ha toccato quota 400 mila copie vendute dal 2017 quando uscì: quattro anni dopo ne è stata tratta una versione cinematografica. Lei, pennese acquisita dopo essere nata ad Arsita, è rimasta a lavorare come dentista pediatrica. Ma come nasce il fenomeno Di Pietrantonio?

E’ stata Loretta Santini a farla conoscere al grande pubblico. Direttrice editoriale di Elliot, una casa editrice romana che l’anno scorso vinse lo Strega con il romanzo “Come d’aria” firmato da Ada D’Adamo, prematuramente scomparsa poco prima della fase finale, la Santini si trovò fra le mani “Mia madre è un fiume” il primo lavoro dell’autrice vestina. Le era stato segnalato da una conoscenza comune. “Non potevo non pubblicare una storia così, con una scrittura matura”. E in effetti quel libro colpì tutti: a partire proprio dalla famiglia dell’autrice che per certi riferimenti ebbe a risentirsene. Racconta la vicenda umana di due donne: una madre anziana gravemente malata di Alzheimer, la cui memoria è ormai compromessa, e sua figlia che se ne prende cura dopo che il loro rapporto era stato sempre complicato.

Fatto sta che la partecipazione al premio “Città di Penne”, una delle ultime edizioni curate dal fondatore Igino Creati, venne osteggiata. In compenso quel titolo fu proposto allo Strega, il più influente sulle vendite dei libri. E’ in Elliot che la Di Pietrantonio comunque conosce Raffaella Lops diventata poi la sua agente letteraria. Non entrò comunque nella cosiddetta dozzina della rassegna letteraria più importante d’Italia. Due anni dopo invece ne fece parte “Bella mia”, sempre edito da Elliot. Parla di maternità: la protagonista si improvvisa nel ruolo di madre per il figlio adolescente della sorella gemella, morta durante il sisma aquilano del 2009 mentre abita in una casa provvisoria. Ma il deciso cambio di passo avviene con il terzo romanzo di Donatella Di Pietrantonio, il primo pubblicato da Einaudi, cioè “L’Arminuta”.

Nel 2017 centra il traguardo del premio Campiello ed ottiene un grande successo nelle vendite. “La ritornata”, traducendo dal dialetto, è il soprannome della protagonista: una ragazzina di 13 anni che nell’Abruzzo degli anni ‘60 torna dalla madre biologica, mai conosciuta, dopo essere stata mandata via per motivi rimasti oscuri dalla famiglia (e quindi un’altra madre) che l’aveva adottata da piccola. Nel 2021, quando nelle sale esce il film tratto dal romanzo, l’autrice viene inserita nella cinquina dello Strega. Sarebbe il seguito dell’Arminuta visto che racconta il percorso di crescita della protagonista e di sua sorella.

Ancora coppie di donne al centro della trama di “L’età fragile”. La protagonista e narratrice tenta di ricostruire un rapporto con la figlia ventenne durante la prigionia forzata dovuta al Covid. La donna è rientrata in Abruzzo da Milano dove studia. Nel romanzo, trova uno spazio centrale anche un episodio di gioventù della madre. Un fatto drammaticamente accaduto nell’agosto del 1997 in un bosco del Morrone in cui venne coinvolta la sua amica più cara: un pastore macedone aveva aggredito sessualmente e sparato, uccidendole, a due ragazze che gli avevano chiesto informazioni, mentre una terza fingendosi morta era poi riuscita a fuggire e ad avvertire la polizia: catturato, l’uomo viveva in condizioni terribili.

B.Lup.  

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