CITTÀ SANT’ANGELO: SUOR ANGELICA DI PUCCINI, L’OPERA CHE COMMUOVE
Ne parliamo con Valentina Coletti, nel ruolo della Suora Zelatrice

La grande lirica torna a Città Sant’Angelo con Suor Angelica, di Giacomo Puccini, in scena al Teatro Comunale il 4 e il 5 maggio, rispettivamente alle ore 21 e alle 18. L’appuntamento fa parte della Stagione 2023/2024 del Città Sant’Angelo Music Festival  ed è stata preceduta nei mesi scorsi, intelligentemente aggiungeremmo, da un ciclo di appuntamenti dedicati al grande maestro lucchese, nell’anno in cui si celebrano i 100 anni dalla sua morte avvenuta a Bruxelles il 29 novembre 1924. Sul podio il Maestro Alessandro Mazzocchetti, direttore artistico della kermesse, la regia è di Manuel Renga, l’orchestra CSA Music Festival.

Il Cartellone del Città Sant’Angelo Music Festival

Suor Angelica fa parte del trittico pucciniano, insieme a Gianni Schicchi e Il Tabarro ma è, secondo gli esperti, opera preferita dal compositore, forse perché ideata dopo aver appreso da sua sorella Iginia, madre superiora delle sangostiniane a Villapelago provincia
di Lucca, di un fatto realmente accaduto. La Suor Angelica dell’ opera è una ragazza reclusa, da sette anni, in un convento di un luogo non definito, nel XVII secolo. La colpa da espiare è quella di aver avuto un bambino al di fuori del matrimonio, quindi in una relazione clandestina: quando viene a sapere dalla zia principessa che il bambino è morto due anni prima, decide di togliersi la vita ed è proprio nel momento in cui chiede perdono per quel peccato, la Vergine Maria la assolve affidandole il bimbo tra le braccia. Un’opera di sole donne, coronamento della sublimazione femminile alla quale Puccini dedica tutta la vita.

La Coletti all’Opera Carlo Felice di Genova

A Città Sant’Angelo, in questi giorni, è cominciato il fermento delle prove e approfittiamo di una pausa per intervistare Valentina Coletti, mezzo soprano di Pescara, che abbiamo avuto modo di conoscere a Genova nel ruolo della moglie di Marcel Cerdan, nell’opera Édith di Maurizio Fabrizio, prima ancora al Teatro Lirico di Cagliari in Andrea Chenier di Umberto Giordano, prima ancora in un percorso fatto di impegno e giusta gavetta.

Valentina parliamo di quest’opera che, è il caso di dire, per Lei rappresenta un po’un lavoro casa e chiesa.

(la risata è dirompente, decisamente in sovracuto). Beh, direi più casa e convento. In effetti sono veramente felice ed orgogliosa di debuttare quest’opera e di farlo nel mio Abruzzo. Orgogliosa perché ci sono dei professionisti appassionati, come il maestro Alessandro Mazzocchetti che stanno lavorando per riportare la grande musica nei circuiti teatrali della Regione. Felice perché sebbene quest’opera abbia un solo ruolo principale, Suor Angelica, interpretata dalla bravissima Sara Rossini, in realtà tutte le parti che ruotano intorno non sono parti minori ma degli ingranaggi piccoli ma essenziali per far funzionare tutta la macchina narrativa. Io, ad esempio, ho il ruolo della suora zelatrice, il cui canto non solo apre l’opera, ma svolge un compito importante nella rappresentazione del contesto conventuale dove si svolge il dramma della povera Angelica. Al personaggio della zelatrice è affidato il controllo del rigore e dell’ordine con i quali si affrontano clausura e pentimento.

E come ha affrontato la preparazione al ruolo? Perché diciamolo, voce e memoria non sono tutto, ci vuole anche l’interpretazione che è una parte essenziale dell’insieme, soprattutto in un teatro d’opera dove il ruolo del regista è diventato integrante.

È proprio così, bisogna imparare a sentire le emozioni prima delle note, o meglio, insieme alle note. Non per nulla il belcanto nasce dal recitar cantando. Sotto questo aspetto devo dire che Puccini rende sempre la vita facile: nello studio dell’opera ho trovato talmente tante informazioni ed indicazioni su quello che fa una “”zelatrice” che ho capito come lui stesso abbia voluto vivere da vicino non solo la dimensione spirituale ma anche l’esperienza pratica di vivere in un convento. Sicuramente grazie a sua sorella ma grazie ad una sensibilità umana che lo ha sempre portato ad interessarsi delle cose più minuziose cercando di cogliere i particolari di ogni settore della vita. Questo è estremamente affascinante di Puccini.

Lei ha una voce importante in un corpo esile, quasi da modella, dica la verità, voleva fare la ballerina più che la cantante.

Diciamo che la vita ha scelto per me o meglio, ho avuto la capacità di interpretare dei segni che mi hanno aiutato a scegliere. Ballavo e cantavo: la mia insegnante di canto, Paola Scurti, mi convinse a provare l’esame di ammissione al Conservatorio L. D’Annunzio di Pescara, c’erano solo due posti ed io arrivai seconda. Ma non ero ancora del tutto convinta che quella fosse realmente la mia strada. Continuavo a danzare finché, dopo un infortunio ed una operazione al ginocchio, fui costretta a letto per un po’ di tempo. Stesa nel letto, mettevo continuamente in esercizio il mio diaframma, cantavo e cantavo, perlustrando gli spazi dove la mia voce poteva… posso dirlo… danzare senza limiti. La vita aveva scelto, sarei diventata una cantante d’opera.

In un mondo musicale difficilissimo, dove oltre a superare la fatidica domanda “ Si,ma che lavoro fai veramente?”, bisogna considerare una dimensione competitiva altissima, una domanda decisamente superiore alla offerta, la difficoltà obiettiva a mantenere standard qualitativi che consentano di vivere e di farlo dignitosamente, come si può fare?

Lo sapevo che sarebbe arrivata la domanda da 1 milione di dollari! Difficile rispondere, le posso dire che il fatto che l’Opera, proprio nel 2023, sia stata riconosciuta dall’Unesco Patrimonio immateriale dell’Umanità, mi fa ben sperare per un percorso di riconoscimento
formale e legislativo della categoria dei cantanti d’opera. Noi siamo partite IVA, siamo liberi professionisti ma non viene riconosciuta la specificità del mestiere che prevede uno studio ed un investimento morale ed economico, perpetui, costanti e in corsa con quella che è la naturale usura del nostro strumento, la voce, connessa al fattore tempo. Ci sono poi ulteriori  fattori, a volte non gestibili, che influiscono sulla possibilità di far parte di un sistema organico, una domanda, la sua, quindi, con tante sfumature e con tante risposte.

Ne scelga una.

Precarietà perenne ma alla fine dico che salire sul palco ripaga di tutti i sacrifici; quindi, vado avanti col sorriso e con infinita gratitudine.

Bella, brava e saggia me lo vuole dire un difetto che ha?

Ne ho tanti, quello con il quale combatto di più è la mia testardaggine

Come dice la Fagnani, mi dica un difetto vero.

Le assicuro che il mio livello di testardaggine supera i risvolti positivi della caparbietà.

Se potesse scegliere di essere un personaggio dell’opera nella vita reale chi sarebbe?

Meno male che doveva andare su domande più semplici! Considerata in sé, è difficile pensare ad una donna dell’opera che viva così come è nella attualità; quindi, presumo di dover pensare al carattere e allora sicuramente sceglierei Tosca, anche solo per poter dire” Vissi d’arte, vissi d’Amore”.

Ed un ruolo che vorrebbe cantare?

Senza dubbio la Cenerentola di Gioachino Rossini è il mio sogno nel cassetto, una partitura che sto studiando ed approfondendo in tutti gli aspetti sebbene la mia anima sia più melodrammatica ma sto scoprendo di trovarmi a mio agio anche in quel repertorio. Mi piacerebbe anche molto cantare Charlotte nel Werther di Massenet.

Il prossimo appuntamento?

Amneris, in una Aida ridotta che circolerà nei teatri delle Marche.

Con chi uscirebbe più volentieri, con Verdi o Puccini?

Adesso come adesso, le confermo Rossini. Da buona abruzzese amo ridere e mangiare ed il compositore pesarese era un gran goloso, proprio come me!

Intanto non perdiamoci questa Suor Angelica al Teatro Comunale di Città Sant’Angelo, Puccini non delude mai!

S.d.L.

La locandina dello spettacolo

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