Ato: a giudizio D’Ambrosio e Pasqualone. L’accusa: viaggi e cene personali pagati dall’Ente

PENNE – I fatti si riferiscono al periodo tra il 2003 e il mese di dicembre 2007.

Nel mirino del pubblico ministero Valentina D’Agostino un utilizzo improprio delle risorse economiche e strutturali dell’Ato numero 4 pescarese per fini propri. Oggi il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ha deciso per il rinvio a giudizio dell’ex presidente dell’Azienda territoriale ottimale Giorgio D’Ambrosio, dell’ex sindaco di Montesilvano, Pasquale Cordoma, dell’ex sindaco di Francavilla, Roberto Angelucci, entrambi ex componenti del cda Ato; di Vincenzo Di Giamberardino, ex dipendente Ato; di Fabio Ferrante, dipendente Ato; di Franco Feliciani, ex componente del Cda Ato; di Gabriele Pasqualone, ex componente cda Ato; dei dirigenti Ato, Nino Pagano e Alessandro Antonacci; di Sergio Franci, ex consulente, Ercole Cauti, imprenditore; del professore Luigi Panzone. Gli imputati devono rispondere, a vario titolo, di peculato, corruzione, abuso d’ufficio, falsita’ materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsita’ ideologica, distruzione di documenti, truffa ai danni dello Stato e in violazione dell’articolo 97 della Costituzione. Il presidente D’Ambrosio, ad esempio, è accusato di aver usato l’auto dell’ente per assolvere ai propri impegni politici a Roma, dove si recava in qualità di parlamentare, con spese a totale carico dell’Ato per ciò che riguarda benzina-telepass e numerose multe al Codice della Strada. D’Ambrosio è anche accusato di aver comprato la laurea in Economia e Management con la complicità del professore Luigi Panzone. Il gup ha inoltre condannato alla pena di un anno di reclusione Fabrizio Bernardini, segretario generale Ato e della Provincia di Pescara. Bernardini è stato anche interdetto dai pubblici uffici per un anno. E’ stata invece assolta perché il fatto non costituisce reato Silvia Robusto, ex dipendente Ato. Il gup ha poi prosciolto D’Ambrosio, Angelucci, Pasqualone, Cordoma e Bernardini dall’accusa di falso per soppressione.

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