Il patrimonio archeologico oggi si può tutelare, codificare e valorizzare meglio, i segni dal passato delle civiltà possono infatti beneficiare degli apporti del futuro, della mano e dei mezzi digitali. Lo scorso 24 settembre la dottoressa Stefania Agresta, docente dell’’ISIA, Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Pescara, un Istituto pubblico di livello universitario (di riferimento MIUR) ha illustrato la sua pubblicazione “Archeologia Digitale”. Al tavolo degli interventi Nicola Mattoscio, Presidente Isia Pescara Design; Donatella Furia, Direttore Isia Pescara Design; Deneb Teresa Cesana, Funzionario Archeologo responsabile Area Patrimonio Archeologico SABAP ; Leo Margiotti, responsabile comunicazione Progetto Isia Pescara Design Raffaeleandrea De Simone, responsabile impaginazione e con la presenza in sala di altri collaboratori al progetto editoriale come Giuseppe La Spada, responsabile comunicazione SABAP e Gabriele Colantonio, consigliere nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. L’autrice parla di questo importante lavoro anche su Lacerba:
Il titolo della pubblicazione è subito esplicativo circa la materia trattata. Ma cos’è l’archeologia digitale e perché ha meritato la tua e può meritare la nostra attenzione?
“Il titolo del volume, Archeologia digitale, può sembrare un ossimoro, accostando parole contrarie e lontane tra loro. In realtà, il titolo del volume rappresenta un obiettivo, non solo di questa ricerca, ma dell’Agenda 2030. Anche l’Europa, infatti, invita a digitalizzare il patrimonio culturale troppo spesso sconosciuto, irraggiungibile per svariati motivi, non da ultimo le difficoltà legate alla sicurezza, alla mobilità e alle disponibilità economiche. È nell’ottica della condivisione del sapere, in un processo trasversale di condivisione della bellezza, che nasce questo progetto scientifico del quale sono responsabile e curatore.
Nel campo del Cultural Heritage, digitalizzare significa conoscere, divulgare, conservare e restaurare il patrimonio culturale, aumentando il numero dei reperti, come in questo caso, messi a disposizione della comunità, anche in ragione del fatto che, spesso, non tutte le collezioni trovano spazio espositivo nei museisovraccarichi di opere. Ormai le attuali tecnologie legate alla digitalizzazione permettono di creare modelli tridimensionali realistici del patrimonio culturale e archeologico, con dettagli descrittivi di estrema precisione mettendolo a disposizione di tutti e delle future generazioni, attraverso il web. I modelli virtuali tridimensionali realistici hanno il grande vantaggio di poter essere visualizzati facilmente in maniera gratuita, osservati e comparati tra loro, utilizzati in campagne di comunicazione di ultima generazione ed essere contestualizzati in ambienti virtuali e realtà aumentate o immersive, come quelle dei videogiochi. La digitalizzazione, in sostanza, è in grado di portare intere collezioni a portata di clic!”
Entriamo nello specifico della tua esperienza e fatica professionale. come e da dove nasce questa pubblicazione? Può e deve rappresentare anche per il nostro territorio un importante incipit di trattazione?
“Sono docente a contratto di Geometria descrittiva presso l’ISIA di Pescara, il quinto ISIA d’Italia, un’accademia di Stato di Design e Multimedialità. Gli studenti universitari si iscrivono per apprendere le tecniche di progettazione, per elaborare soluzioni che emergono dai bisogni della società contemporanea, sia nel campo del prodotto industriale, sia in quello della comunicazione multimediale legata ai servizi per il territorio e il turismo. Durante il corso, in effetti, è stata condotta una campagna di digitalizzazione di 35 reperti archeologici di oltre 2000 anni, rinvenuti nell’area territoriale del centro Italia, nell’ambito della collaborazione tra l’ISIA di Pescara e la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e Pescara. Grazie alla collaborazione generosa con i funzionari SABAP, Deneb Cesana e Giuseppe Laspada, gli studenti hanno potuto avere tra le mani reperti antichi per studiarli attraverso modelli virtuali di ultima generazione, come il laser scanner 3D ad altissima precisione in dotazione dei laboratori. Fin da subito, la Soprintendente, la dottoressa Rosaria Mencarelli ha autorizzato il deposito temporaneo dei reperti nei laboratori dell’ISIA di Pescara, fornendo a tutti la possibilità di poter studiare da vicino la preziosa collezione archeologica. Il lavoro di acquisizione di informazioni sui reperti, quelle geometriche di prototipazione condotto da me, quelle fotografiche eseguite dai professori Luciano D’Angelo e Fabio Finore, ha permesso di ottenere copie virtuali con precisioni al micron, che hanno saputo evidenziare ulteriori informazioni non osservabili ad occhio nudo. Le ricerche ottenute, i dati e le sperimentazioni eseguite sono state raccolte in un volume cartaceo, mirabilmente progettato dal professor Leo Margiotti, Raffaeleandrea De Simone e Luca Chiavaroli, un team che ha curato il progetto editoriale, sapendo tradurre le caratteristiche del progetto in linguaggio visivo tipografico, curando finanche i dettagli quali: carta materica, font, grafica di schemi e diagrammi. La possibilità di ottenere delle copie tridimensionali fedeli alla realtà ha dato vita ad una fruizione aggiuntiva, quella tattile, creando un potenziale percorso dedicato agli ipovedenti. Grazie alla tecnica del 3D printing, alla disponibilità del professore di modellazione CAD/CAM, Francesco Di Lecce, stiamo stampando in 3D le trentacinque copie dei reperti archeologici che installeremo per una fruizione speciale, tutta da toccare. A questo proposito devo ringraziare l’avvocato Gabriele Colantonio, consigliere nazionale Unione Ciechi e Ipovedenti, con il quale predisporremo l’etichettatura dei reperti e del percorso stesso in Braille, stampandole in 3D nei laboratori dell’ISIA di Pescara. Il progetto “Archeologia digitale” ha avuto il grande onore di essere illustrato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia di inaugurazione del museo IMAGO di Pescara, sottolineandone l’alto valore scientifico e sociale. Questa esperienza, semmai ve ne fosse ancora bisogno, dimostra come le politiche sul digitale agiscano come collante tra diverse dimensioni e bisogni, rafforzandoli ed integrandoli, aprendo così ad un nuovo paesaggio culturale che saldi ai territori e ai loro patrimoni le potenzialità date dalla rete e dalle tecnologie digitali attraverso le ibridazioni di discipline e punti di vista differenti. La comprensione del patrimonio culturale, in definitiva, promuove un rapporto consapevole con il territorio di riferimento e le sue risorse, tramite l’uso delle nuove tecnologie multimediali.”
Queste interessanti conoscenze, ma direi anche scoperte e prospettive, invitano anche a saperne di più sull’autrice, sul suo percorso professionale e un accenno ai prossimi impegni e lavori che ti attendono
Sono laureata in architettura e ormai da circa venti anni mi occupo di reverse engineering e modellazione di superfici complesse attraverso scanner laser 3D. Ho avuto la fortuna di poter eseguire delle campagne di digitalizzazione multi–scala e multi–strumentali che vanno dal rilievo integrato della città di Venezia a quello di siti archeologici complessi di interesse mondiale. Il mio know-how mi permette di affermare che, ad oggi, il processo che cerca di utilizzare il digitale ed il virtuale per la comunicazione del patrimonio culturale, ormai in atto da anni, dopo una prima fase di scetticismo da parte dei protagonisti museali, sembra finalmente giunto ad una fase di maturità e consapevolezza delle potenzialità del digitale come strumento di interazione culturale. Attraverso la condivisione di conoscenze e metodologie di digitalizzazione, questo stesso progetto scientifico mostra, e sottolinea, l’importanza della collaborazione tra diverse figure professionali (archeologi, architetti, informatici, grafici), rappresentando il risultato di applicazioni dal forte carattere interdisciplinare, come auspicato dalle ultime direttive della Commissione Europea. Non posso svelare molto sui prossimi progetti, però posso anticipare che la collaborazione con la Soprintendenza proseguirà, per vederci coinvolti in un progetto ancora più importante e complesso, con al centro il nostro territorio e il patrimonio in esso rinvenuto. Un primo incontro con amministratori locali e un primo sopralluogo sono già avvenuti, con tanta emozione da parte mia, sia per i reperti di rara bellezza che ho avuto modo di osservare da vicino, sia per la localizzazione del deposito, chiuso e sconosciuto a molti. Con una nuova squadra, ancor più ricca di professionisti, vogliamo dare visibilità nuova a questo patrimonio e al luogo che attualmente lo ospita.”
Peppe De Micheli
(nella foto la Professoressa Agresta con il Professor Leo Margiotti)