Carlo Costantini, classe 1962, nato a Pescara, una laurea in giurisprudenza, avvocato ed una carriera in politica cominciata in giovane età come consigliere comunale a San Giovanni Teatino (CH) che ha successivamente guidato, da Sindaco, nel mandato 1997-2001. Nell’aprile 2006 viene eletto deputato nella lista abruzzese dell’Italia dei Valori per poi lasciare lo scranno nel 2009, dopo che le elezioni regionali impalmarono Presidente della Regione Giovanni Chiodi. Costantini scelse di rimanere in Abruzzo, stupendo i suoi detrattori e, come dichiarato ai giornali di allora, rispondendo solo a coerenza e coscienza. Nel 2013 fonda insieme al sindaco di Palermo Leoluca Orlando e Felice Belisario, capogruppo IdV al Senato, il Movimento 139: di nuovo alla ricerca di poter attuare una vera democrazia partecipativa superando le vecchie logiche dei partiti dalle quale i cittadini appaiono sempre più prendere le distanze.
Nel 2014 è promotore del referendum consultivo relativo alla Nuova Pescara, la fusione dei Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore: guida il fronte del Si con la caparbietà del segno zodiacale che lo domina, il Capricorno, e viene premiato dai cittadini che sembrano gradire la visione dell’area ampliata, 64% dei voti a favore.
Caparbio e anche passionale, innamorato del territorio: nel 2019 si candida a Sindaco di Pescara, non ce la fa ma il 6,35% ottenuto dalla lista civica gli permette di sedere in Consiglio e continuare a combattere per la sua idea di una nuova, grande Pescara.
Alla fine di settembre di quest’anno decide di aderire ad Azione, il partito che Carlo Calenda fonda nel novembre 2019 dopo aver preso le distanze da quella svolta populista che, secondo lui, stava attanagliando il PD e nella quale non si riconosceva più: nel comitato promotore anche Giulio Cesare Sottanelli, abruzzese. Sarà lui ad invitare Costantini ad entrare in Azione Abruzzo. E noi de Lacerba glielo chiediamo direttamente il perché abbia accettato l’invito, approfittando della gentilezza che contraddistingue i suoi modi.
Avvocato, entra ancor più in azione con Azione quindi…
Ho aderito ad Azione perché stimo Calenda, mi piace il suo modo di porsi davanti ai problemi, sempre pragmatico e concreto e mai ideologico e condivido il suo progetto politico, proprio perché ha alla base il tentativo di alzare l’asticella della qualità della proposta politica.
Un’asticella che dovrà tenere conto del fatto che i cittadini sono abbastanza sfiduciati
Sono consapevole delle difficoltà che dovremmo affrontare, soprattutto nel tentativo di risvegliare gli elettori dal torpore degli slogan vuoti e ideologici. Ma credo che la sfida sia proprio questa, restituire valore e significazione al concetto di rappresentatività. La mia storia ed il mio impegno dimostrano che non mi è mai piaciuto vincere facile.
La sua storia racconta anche di scelte non facili e rivolte più ad un impegno civico che all’occupazione di poltrone
Ho atteso quasi 10 anni prima di riprendere una tessera di partito proprio per questi motivi ed oggi mi sento al posto giusto, nell’idea giusta.
L’esordio alle ultime elezioni amministrative hanno dimostrato un forte consenso, a Roma Azione è stato il primo partito con più del 19% ed a Roseto ha visto la vittoria di Nuggets con più del 56% di preferenze, cosa c’è dietro questi dati?
Le elezioni a Roma sono state quasi un successo pieno ed hanno comunque dimostrato come gli spazi per crescere anche a livello nazionale siano significativi; poi, in Abruzzo e nella Roseto di Giulio Sottanelli si è registrato un vero e proprio trionfo. Complessivamente, il risultato nazionale credo sia la conseguenza di una nuova fase. Il ritiro della Merkel dalla scena politica e la contestuale ascesa di Draghi hanno consegnato agli elettori l’immagine di un’Italia nuova e capace di esprimere una leadership ed un ruolo di guida dell’Europa inimmaginabile fino ad un anno fa.
A questo si è aggiunto il Recovery Fund, la risposta europea all’austerity, che ha enormemente contribuito, da una parte, a riavvicinare i cittadini alle istituzioni europee e, dall’altra, a rendere meno seduttive per gli elettori le opzioni sovraniste che, non a caso, sono quasi scomparse dal dibattito politico.
Io penso che maggiore sarà il ruolo che l’Italia riuscirà a svolgere in Europa, maggiori saranno le possibilità di superare quello che Calenda ha battezzato come il bipopulismo italiano e di consolidare il progetto di Azione.
Si avverte da parte dei cittadini l’esigenza di superare ogni forma di ideologia “tossica” eppure nessuna compagine politica sembra agevolare un confronto dialettico che non alimenti visioni dualistiche sic et simpliciter! Azione ha in qualche modo anticipato il tempo assicurandosi un posto nel futuro?
Sono sicuro che il progetto di Azione abbia un futuro, anche se non sarà facile lasciarsi alle spalle decine di anni di contrapposizioni ideologiche, che hanno contribuito alla costruzione di recinti all’interno dei quali molti elettori sono ancora ingabbiati. Fino poco tempo fa nessuno aveva colto il senso di questa sfida. Il primo a coglierla, in modo netto, lineare e coerente, è stato proprio Calenda con il progetto di Azione. Oggi esiste, quindi, un’alternativa alle gabbie dei recinti ideologici e dei bipopulismi, che guarda al futuro con realismo e pragmatismo. Per me la strada è quella giusta e per questo ho deciso di intraprenderla.
Lei nel 2009 fece una scelta diversa rispetto a quella di oggi operata da Calenda, cioè di lasciare ad un giovane il posto nel consiglio comunale di Roma, diversi contesti, diversi i tempi, Le va di chiarire con noi la posizione?
Con la candidatura alla presidenza della regione di allora non rappresentavo solo il mio partito ma tutta la compagine del centro sinistra in un momento storico che vedeva alcuni suoi leader coinvolti in gravi vicende giudiziarie. Avevo questa responsabilità alla quale si aggiungeva il dato di una ascesa di Berlusconi che in quel momento sembrava inarrestabile.
Eppure la vittoria di Chiodi non fu scontata
Assolutamente, tanto che Berlusconi venne più volte in Abruzzo perché aveva capito che le cose rischiavano di mettersi male. Perdemmo per poche migliaia di voti ma quel 43% fu il dato che permise al centro sinistra di lasciarsi alle spalle un periodo drammatico. Calenda a Roma non ho avuto questa responsabilità: se il PD lo avesse sostenuto sono certo che sarebbe rimasto in consiglio comunale a guidare il lavoro dell’opposizione, questo non è avvenuto e di conseguenza è logico che abbia operato le sue scelte come responsabile di un movimento politico. Oltre all’impegno ed alla possibilità riconosciute ad un giovane meritevole.
C’è una frase o un personaggio politico italiano o un motto al quale si ispira per la sua azione?
Più che un motto mi piace la parola “responsabilità”e da questa traggo la coerenza del mio agire adeguato a tempi e circostanze specifiche. Calenda nel decidere di dedicarsi al radicamento e dalla crescita di azione a livello nazionale ha compiuto una scelta responsabile, esattamente come responsabile è stata la mia scelta di lasciare il parlamento appena eletto per dedicarmi al centro sinistra in consiglio regionale.
La deresponsabilitá è conseguenza del populismo?
Diciamo che il valore della responsabilità e l’antitesi al bipopulismo: chi è responsabile non decide per se stesso e non parla alla pancia degli elettori, parla al loro cuore e dalla loro intelligenza, indipendentemente dai risultati del sondaggio del giorno dopo. Azione, oggi, è in principio alla guida di questo processo di responsabilizzazione delle classi dirigenti del paese. Processo lungo e complesso ma mattone indispensabile per costruire la struttura e conferire una nuova anima alla nostra Italia.
Sabrina De Luca