“È un grande onore per l’Imago Museum e per la Fondazione Pescarabruzzo che lo ha realizzato, avere la presenza del Presidente della Repubblica per la sua inaugurazione ufficiale. Altre volte il Presidente ha testimoniato la sua vicinanza alle popolazioni terremotate, alle vittime di disastri ambientali, per ricordare il contributo della nostra regione alla lotta di liberazione. Ora è il momento della cultura: il settore regionale e nazionale che più ha sofferto ed è rimasto indietro a causa della pandemia. Anche per questo e per la speciale attenzione sempre rivolta all’Abruzzo, gli siamo profondamente grati.
Saluto e ringrazio le autorità e tutti i presenti per assistere a questa prestigiosa cerimonia, nonché il meraviglioso staff della Fondazione che lo ha reso possibile con il suo generoso e professionale impegno dimostrato nell’organizzarla, superando non pochi problemi.
È solo una fortunata casualità che avranno presto inizio anche le celebrazioni del 30° anniversario della nascita della Fondazione Pescarabruzzo, ricadente nel prossimo luglio, nella felice coincidenza di soli pochi mesi dal 150° anniversario della trasformazione del Monte Frumentario di Loreto Aprutino in locale Cassa di risparmio e di Credito Agrario, avvenuta con il Regio Decreto del 1.10.1871. Ed è inevitabile che sia molto evocativo il dar luogo ad un “nuovo inizio” a cavallo di tre secoli, con l’inaugurazione ufficiale dell’Imago Museum alla presenza del Presidente della Repubblica.
La partecipazione del Capo dello Stato rende particolarmente prestigioso l’evento che avvia un ambizioso progetto finalizzato a mettere meglio in rete l’Italia centrale adriatica, per favorire con pienezza il suo diritto di cittadinanza nei più considerevoli processi culturali nazionali e internazionali, soprattutto a partire dalle difficoltà del momento. L’avvenimento evoca significati del tutto speciali.
In primis è in gioco la fiducia nel futuro, dovendo ripartire da uno stato di sofferenza così acuto e diffuso, che costringe ad assumerlo, non come un semplice passaggio o fluidificazione della storia, ma come una sua radicale svolta. Credere nel ruolo degli investimenti a favore delle nuove generazioni, soprattutto nell’ambito delle complesse attività culturali, oltre alle opportunità di poter arricchire la dimensione della nostra esistenza che si sposa con la creatività e la bellezza, incoraggia la crescita della consapevolezza dei cittadini e delle nostre comunità di riferimento, affinché possano meglio aiutare il consolidamento della vita democratica.
Perché non è in gioco solo la povertà materiale, di cui per dettato costituzionale si dovrebbe far carico direttamente lo Stato con adeguati e rinnovati modelli di Welfare, come rivendicava l’economista pescarese Federico Caffè. Ma è in gioco anche la povertà immateriale, soprattutto nella dimensione morale e culturale della persona umana, di cui anche i cosiddetti corpi intermedi, quali sono le Fondazioni di Origine Bancaria, possono trovare più coerenti ragioni di intervento, operando nello spaziodelle libertà civili precisate dalla Corte Costituzionale nelle sentenze del 2003. Esse non devono rispondere ai tempi brevi dei cicli elettorali, che portano spesso i cattivi interpreti a contrapporre la lotta all’immediatezza della povertà materiale alle ragioni di più lungo periodo della cultura e della conoscenza.
Peraltro la Fondazione Pescarabruzzo è energicamente impegnata a combattere la stessa povertà materiale: per tutti, ricordo l’importante progetto in corso da alcuni anni di contrasto alla povertà educativa infantile e quello volto a sostenere i senza fissa dimora, l’accoglienza degli immigrati e le centinaia di pasti distribuiti quotidianamente ai nuovi indigenti, che è portato avanti con efficacia e passione dalla Caritas Diocesana nell’ambito della “Città dell’Accoglienza”, struttura immobiliare di proprietà della Fondazione e affidata alla Diocesi in una virtuosa partnership che lo stesso Presidente della CEI, a suo tempo, definì come tra le più esemplari sperimentate in Italia. Per ciò ringrazio in particolare il Vescovo S.E. Mons. Tommaso Valentinetti.
Coerentemente con questa visione, l’Imago Museum vuole essere il fiore all’occhiello di un progetto complessivo pensato per la nostra città, che assume la cultura e la formazione, anche quella accademica, a suo specifico supporto, come fattori strategici di successo di nuovi modelli di crescita.
L’Imago Museum si qualifica, perciò, come un polo culturale aperto, dinamico, poliedrico, capace di favorire il dialogo del medio adriatico italiano con i più attivi interpreti, in campo nazionale edinternazionale, dell’espressione artistica.
La sua essenza si dischiude nell’armonia di uno spazio scandito da una delle più belle architetture del razionalismo, che è considerato, anche alla luce degli sviluppi successivi, tra le espressioni più significative dell’intera storia dell’architettura italiana, non solo del ‘900. Il suo restauro a Polo Museale è stato concepito, con competenze diverse, dall’Ing. M. Vicaretti e dall’Arch. V. Pomilio e realizzato dall’impresa Di Giampaolo. Durante il complesso intervento nessun incidente sul lavoro è avvenuto, né più di recente sono stati rilevati sul cantiere casi di contaminazione da COVID19. Anche per questo siamo grati ai progettisti, all’impresa e a tutte le maestranze, per l’osservanza diligente di ogni principio di prudenza.
Al suo interno, l’Imago accoglie in questo momento 3 importanti collezioni.
La prima apre un affascinante focus sul dialogo tra l’Italia e l’Europa scandinava. L’Abruzzo e il borgo di Civita d’Antino, in Valle Roveto, saluto il suo Sindaco qui presente, ne costituiscono solo gli espedienti. In realtà, la collezione rappresenta il confronto dialettico tra l’esperienza impressionista parigina e quella dei pittori scandinavi coevi. Con il loro dipingere en plein air in prossimità, in una delle comunità più periferiche dell’Europa dell’epoca, in una sorta di contrappunto con la cultura urbana della Belle Époque e, nello specifico, con quella parigina, gli scandinavi ritraggono la civiltà rurale e il paesaggio, declinano il naturalismo e il realismo.
Tutti aspetti, questi, che consentono loro di narrare, in una sorta di vero e proprio trattato figurativo, persino antropologico, la complessità di una realtà sociale e ambientale relegata all’emarginazione dai rapidi e radicali processi di trasformazione che coinvolgono l’Italia e l’Europa, tra la fine dell‘800 e l’inizio del ‘900. È per noi preziosissimo che a ciò contribuisca proprio il palcoscenico abruzzese, che anche altre volte nella storia contemporanea è riuscito a proporsi per rappresentare un’emblematica sintesi di fenomeni complessi e da “grande storia”. Come in tempi più recenti è stato durante la guerra di Liberazione con la Resistenza umanitaria e soprattutto quella armata della Brigata Maiella, che il Presidente ha ampiamente onorato con la sua visita del 2018, e poi con la diaspora dell’emigrazione di massa dalla regione.
Nei pochi risvolti positivi rappresentati dalle rimesse valutarie, la nostra emigrazione è riuscita a finanziare in via quasi autonoma il “Miracolo economico dell’Abruzzo”, con la sua conseguente fuoriuscita dalle aree europee più arretrate, e a suscitare con il terribile contributo di sangue dato alla tragedia di Marcinelle, per la prima volta l’adozione in tutta Europa di un’adeguata normativa a protezione proprio della sicurezza sui posti di lavoro.
Il dialogo continua all’interno del Museo attraverso l’arte figurativa italiana del secondo ‘900, con alcune delle principali scuole artistiche del vecchio continente e nordamericane. Dai nostri Di Stefano, Attardi, D’Orazio, Sassu, si sprigiona un intrigante confronto con la Realidad spagnola dei maestri Quetglas, Quintanilla, Hernández ed altri fino ad arrivare a Mensa ed Ortega. L’ossessione per la luce del precursore López García, assume per costoro il valore di strumento conoscitivo della realtà, non di rado anche per denunciare quella oppressiva imposta dal regime franchista. A loro si aggiungono i nordamericani, da Lerry Rivers (secondo Warhol un ispiratore della Pop Art) a Robert Carroll, che si esprimono con una forza narrativa davvero coinvolgente. L’intero percorso è realizzato grazie alla donazione di Alfredo Paglione, presente a questo evento. Per il suo mecenatismo egli merita, insieme alla sua scomparsa Signora, Teresita, tutta la nostra riconoscenza e quella dell’intera comunità.
Infine, più che un dialogo, si prosegue con una vera e propria sfida, ancora effervescente e viva nella cultura internazionale. Una sfida che vede protagonisti due maestri del calibro di Andy Warhol e Mario Schifano, entrambi, anche se diversamente, grandi esponenti della Pop Art mondiale. Tutti e due si sono misurati con le più profonde radici della cultura mediterranea e italica. Appare subito percepibile il rinvio di molti dei volti seriali di Warhol ad alcune peculiarità del nostro Rinascimento, che sono con sapienza esposti in mostra grazie a Gianfranco Rosini qui presente, a cui siamo riconoscenti per aver reso disponibile la preziosa collezione Rosini Gutman Collection. In parte inedita e di maggiore coinvolgimento è l’evidenza della proposta artistica che Schifano ci regala,al tramonto della sua vita, con il ciclo Mater Matuta: un vero capolavoro di 16 tele dipinte con smalti a tecnica mista, che racconta con grande energia il significato della maternità e della vita come valori universali ed ancestrali della civiltà, e all’origine di ogni avventura umana, esposto in un’affascinante abbinata con i reperti del IV secolo a.c. che lo avevano ispirato.
Questa proposta dell’Imago Museum, tuttavia, costituisce solo un prezioso tassello di un mosaico di significative iniziative culturali che la Fondazione Pescarabruzzo sta interpretando e realizzando nella principale città del medio adriatico italiano, al fine di dare vita ad un vero e proprio distretto dell’economia della cultura e della conoscenza, della cui diffusione il nostro Paese avrebbe particolare bisogno, come dimostrano autorevoli studiosi e come aveva ben intuito l’ex Ministro ed amico personale e delle Fondazioni Prof. Carlo Trigilia.
Un progetto che poggia su due pilastri: 1) la realizzazione, da una parte, di una rete di infrastrutture culturali vocate all’eccellenza, nella convinzione della necessità di evitare il più possibile i limiti denunciati dal “troppo effimero” nelle politiche di sostegno al comparto; 2) l’assunto, dall’altra, che non si può affidare alla cultura nel medio e lungo termine un ruolo davvero propulsivo nelle dinamiche di crescita e sviluppo, anche economico, se non si rivolge particolare attenzione ai processi di formazione specialistica superiore ed accademica, che assicurino le necessarie competenze e professionalità alle attività di produzione e valorizzazione degli stessi beni culturali.
È in questa visione che la Fondazione Pescarabruzzo, unica tra quelle di Origine Bancaria, si è fatta carico di essere, nell’ambito della cultura, un soggetto protagonista non solo come Ente erogatore di risorse, ma anche come gestore diretto di attività di produzione di beni e servizi culturali, di formazione superiore ed accademica, nonché di facilitatore di attività di fundraising e per essere destinataria essa stessa di donazioni di collezioni di opere e di archivi di artisti, non solo abruzzesi. Per tutti, ringrazio il Maestro Sandro Visca presente tra di noi, per la donazione del suo prestigioso archivio.
Declinando questi due pilastri, la Fondazione si è fatta carico si acquisire in proprietà, riqualificare e gestire direttamente tutti i cineteatri cittadini, creando così una rete di palcoscenici e di schermi cinematografici e di oltre tremila posti a sedere, ricompresi nell’unica esperienza italiana di governance con finalità pubbliche e sociali di un originale e vero e proprio Cityplex.
Il tutto accompagnato da un’intensa attività da “film commission” che ormai annovera quasi quaranta titoli prodotti, tra film e docufilm, con qualcuno diventato persino campione d’incasso al botteghino. Questo intenso impegno a breve sarà arricchito da quello formativo altamente specializzato, per rendere disponibili competenze professionali giovanili a favore della Settima arte. Le sue attività saranno ospitate in un importante e nuovo polo immobiliare polivalente, i cui lavori di cantiere si concluderanno nei prossimi pochi mesi. Mentre, una possibile partnership è in corso di verifica con la RAI ed altri enti internazionali.
Ricordo, ancora, la nascita del V ISIA Italiano, che ha visto la luce nel 2019, e in questi giorni è stato all’altezza di realizzare per il MUR il Premio Nazionale delle Arti – Sezione Design, con la straordinaria partecipazione di giovani designer di tutto il mondo accademico italiano. Contribuendo alla prestigiosa tradizione nazionale del design, a cui tanto ha dato l’abruzzese Corradino d’Ascanio, l’ISIA Pescara Design si sta proponendo anche come un vero protagonista nell’interpretare ledinamiche più avanzate ed innovative nel settore.
Un esempio recente dello spirito di innovazione e di sperimentazione che la anima è il progetto appena concluso di studio in 3d di un novero di reperti archeologici resi disponibili dalla locale Sovrintendenza e della loro riproduzione in realtà virtuale aumentata. Questa tecnica digitale, di frontiera, si evidenzia come un progetto pilota che se implementato e diffuso permetterebbe di catalogare e di preservare l’immenso patrimonio archeologico italiano, consentendo anche l’applicazione di più evolute e rigorose tecniche di restauro sinora non adeguatamente esplorate. L’intero sistema Paese avrebbe bisogno di una simile e robusta strategia tecnologicamente così innovativa. Per tutto ciò ringrazio la Direttrice dell’ISIA, presente con noi, Prof.ssa Donatella Furia.
Sono più recenti, invece, sia la creazione di uno Spazio internazionale del Fumetto – Officina artistica, che sarà inaugurato la prossima primavera e porrà al centro l’Omero del fumetto internazionale, come viene definito Andrea Pazienza, che si era formato nella nostra città, sia il progetto denominato FEA – Feed your Experience of Art, che è concepito come un hub culturale di circa 1.500 mq, arricchito da un originale connubio tra un inedito giardino urbano e le principali espressioni artistiche d’avanguardia internazionale.
Inoltre è in corso di progettazione la riqualificazione della neo acquisita Domus Mariae, finalizzata a dotare il medio adriatico di un College Internazionale a supporto ed integrazione dei diversi poli accademici cittadini, come si riscontra purtroppo solo in pochi altri esempi eccellenti in Italia.
Ma gli esempi citati sono solo alcune tra le numerose testimonianze che animano la solida strategia che persegue la sperimentazione del richiamato distretto dell’economia della cultura e della conoscenza.
L’insieme degli investimenti in questione, pari circa a 55 milioni di euro in totale, ricomprendendo anche l’Imago Museum, costituisce un vero e proprio Network infrastrutturale che contribuisce, con le attività culturali e formative, a sostenere nuove dinamiche di crescita sociale ed economica sempre più fondate sul ruolo crescente dei fattori produttivi immateriali piuttosto che su quelli tradizionali e fisici, com’era nella consapevolezza dell’economista, premio Nobel 1987, Robert Solow.
Questa visione è perfettamente in linea con la nuova strategia europea della transizione ecologica e digitale, ben delineata nel nostro Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che, tra l’altro, proprio per la cultura prevede un notevole e specifico supporto finanziario.
L’Imago Museum – e mi accingo con ciò a concludere – rappresenta quindi uno degli spazi costitutivi di un complesso progetto culturale ben delineato, che ha lo scopo al tempo stesso di sostenere l’economia e di accrescere la consapevolezza dei cittadini. Resta lo spazio incognito della relazione con la storia collettiva dell’intera comunità di riferimento, che ne giustifichi l’energia realizzativa e propositiva, proiettandola al futuro e preservandola dal logorio della consuetudine. In nome di questa relazione, imprescindibile, oggi lo inauguriamo ufficialmente alla presenza prestigiosa del Presidente della Repubblica.
Che cos’è, del resto, la ricerca della bellezza se non la risposta alla necessità ontologica di colmare l’abisso che si apre tra il reale e l’ideale? Arte, Cinema, Design, Fumetto, Fotografia sono anche nuove frontiere della formazione, della ricerca e della nuova economia. Coltivando l’utopia di un riscatto estetico che è anche premessa di progresso sociale, il futuro di Pescara, la nostra amata città ideale, insieme, lo immaginiamo così, aperto e contaminato e comunque deciso nel voler contribuire alla condivisione del bene comune, italiano ed europeo, con la “delicatezza”della curiosità che suscita la cultura e la conoscenza. E tutti sappiamo di quanta “delicatezza” ci sarebbe bisogno nel dibattito pubblico, in questo momento di ancora così grave sofferenza vissuta dai cittadini a causa della continuazione dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
Viva la cultura italiana! Viva il Presidente della Repubblica, che oggi le testimonia la sua autorevole ed affettuosa vicinanza!”
Prof. Nicola Mattoscio, Presidente della Fondazione Pescarabruzzo