ENAJ European Network of Agricultural Journalists (che riunisce le associazioni nazionali dei giornalisti specializzati nei temi agricoli dei Paesi UE ed aderenti ad EFTA, European Free Trade Association) ha per la prima volta una presidenza italiana.
La giornalista emiliana Lisa Bellocchi, già vice capo redattore Rai Emilia Romagna ed attualmente dirigente nazionale Unaga (FNSI), è stata eletta chairwoman nel corso dell’assemblea generale, svoltasi a Lubiana, in Slovenia, in concomitanza con la riunione informale dei ministri agricoli UE. Nel direttivo di ENAJ siedono anche Damien O’Reilly (Irlanda), Katharina Seuser (Germania), Jef Verhaeren (Belgio), Marjolein Van Woerkom (Paesi Bassi), Vedran Stapic (Croazia), Adrian Krebs (Svizzera) e Yanne Buloh (Francia).
Congresso Enaj. Lisa Bellocchi presidente. Tanto onore e….molti oneri!
In effetti… Appena tornata in Italia mi sono messa al lavoro: dobbiamo organizzare il primo incontro del nuovo Direttivo e non è facile incrociare gli impegni di tutti, radunandoci ognuno da un diverso Paese. Poi abbiamo in cantiere un importante Forum sull’informazione specializzata, con il Commissario europeo all’agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski: il suo portavoce ci ha già confermato la disponibilità e ne siamo molto lieti.
Qual è lo stato dell’arte dell’agro alimentare europeo ed italiano?
Siamo alla vigilia dell’entrata in vigore della nuova Politica Agricola Comune, la PAC, che porta con sé molte speranze ma anche molte polemiche. Non solo perché il budget complessivo dedicato al settore primario è diminuito, ma anche per la filosofia politica sottesa che non piace a molte organizzazioni agricole: essa mirerebbe ad una riduzione dello sviluppo economico del comparto. E poi bisogna ridisegnare un’Europa priva di un pezzo importante, dopo la Brexit. Per un’Associazione come ENAJ che mira ad unire i giornalisti agricoli tutti i Paesi UE ed EFTA (anche quelli per ora solo “candidati”) l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione è stata un vero dispiacere
Presidente, la sua visione strategica ed organizzativa per Enaj.
Enaj è un’organizzazione che si regge sul volontariato e sulle indicazioni operative che giungono al Direttivo attraverso le associazioni nazionali dei giornalisti agricoli: per l’Italia, UNAGA. Mio compito sarà continuare, assieme al Management Committee, il lavoro dei miei predecessori (il belga Jef Verhaeren, la tedesca Katharina Seuser, l’olandese Hans Siemes). Fiore all’occhiello di ENAJ sono i “low budget press tour”, cioè viaggi a costo nettamente contenuto, che permettono ai colleghi di conoscere le caratteristiche d’eccellenza delle diverse realtà agricole nazionali o regionali. In Slovenia abbiamo apprezzato l’impegno per lo sviluppo imprenditoriale delle piccole aziende agricole. Il prossimo LBPT sarà all’inizio di ottobre in Belgio, per conoscere un’area “gioiello” dell’orticultura mondiale; quella di Mechelen, nelle Fiandre. Ci sono due posti a disposizione anche per i colleghi di UNAGA. Ma anche durante il lockdown abbiamo lavorato sodo. Enaj ha organizzato webinar di alto profilo, con protagonisti internazionali.
Lei è componente autorevole nazionale di Unaga. Cosa può dare anche questo organismo a Enaj?
Le Associazioni nazionali sono i pilastri di ENAJ. Propongono LBPT e naturalmente collaborano ad organizzarli, come ha egregiamente fatto nei giorni scorsi DANS, l’Associazione slovena dei giornalisti agricoli. Spero proprio che -come in passato- si riesca presto ad organizzare un “press tour” in Italia, che ha tantissime eccellenze da presentare nell’agro-alimentare. Ciò significa mettere a fattor comune le relazioni che ognuno di noi ha sul territorio, per individuare programmi e coperture. Ma il ritorno mediatico è interessante: i colleghi quando rientrano ai loro Paesi raccontano sui loro giornali, nelle loro tv e nelle loro radio ciò che hanno incontrato.
Quali sono i gap comunicativi di questo settore e cosa si può fare per migliorare?
Anche la comunicazione agricola sconta il rischio più dannoso oggi: quello delle fake news, delle falsità spacciate per vere, in buona o cattiva fede. Se l’errore è in buona fede, l’antidoto consiste nell’informare al meglio i giornalisti, perché a loro volta possano trasmettere notizie corrette e complete. E’ quello che l’Ordine dei giornalisti in Italia fa con la formazione permanente e che -senza vincoli giuridici e gratuitamente- anche ENAJ tenta di fare per i colleghi specializzati.
DONATO FIORITI