La nona giornata della Festa della Rivoluzione-Festival dannunziano prosegue rispettando un’aurea misura di programma per la quale dobbiamo ringraziare i due direttori artistici della manifestazione, per la parte culturale e poetica Bruno Giordano Guerri, Presidente della Fondazione del Vittoriale e Angelo Valori, maestro e docente, per quella musicale. Una logica che ieri, parafrasando l’Inno alla gioia di Schiller messo in musica da Beethoven nella Nona, appunto, ha consacrato l’unione tra Poesia e Musica come possibile elemento di fratellanza universale. La libertà di penna ci consente l’iperbole perché così lo abbiamo vissuto questo giorno, dal pianoforte del salotto del conservatorio al pianoforte sotto le stelle che ha accompagnato il concerto di Alice. Suonati rispettivamente da un allievo, Sebastiàn Herrera e da un esecutore affermato quale Carlo Guaitoli, da sempre collaboratore di Battiato.
Alle 16.45 al Conservatorio di Pescara si presentava il libro edito da LIM “ Il Conservatorio nella Città” Per i 50 anni dalla statizzazione del Conservatorio “L.d’Annunzio di Pescara (1969-2019), a cura di Anna Maria Ioannoni e Riccardo Graciotti, la pandemia ne ha ritardato l’uscita di due anni. Ed è per questo che il Presidente Maurizio Di Nicola, che ha ufficializzato l’appuntamento, ha incluso nel primo ringraziamento della prolusione il suo predecessore Enzo Fimiani, che da buon storicista, è stato il primo a credere nella ricostruzione di una memoria dell’istituto cittadino intitolato a Luisa d’Annunzio, madre del poeta pescarese, vate nazionale della poesia.
In sala presente, tra i docenti, allievi e tante Autorità Militari e Civili, anche Sua Eccellenza, Prefetto di Pescara Giancarlo Di Vincenzo, ad ascoltare le parole susseguite al tavolo conferenze, a cominciare da quelle dei saluti del professor Giovanni Santilli, in vece del Sindaco Carlo Masci, alle parole del direttore Alfonso Patriarca, a quelle degli stessi autori, Ioannoni e Graciotti ai quali uniamo le intenzioni di tutti gli autori del volume Adriano Andovino, Andrea Bollini, Giacomo Danese, Marco Della Sciucca, Sandra Di Paolo, Maria Cristina Forlani, Michela Grossi, Jessica Liberatore, Francesco Maschio, Marco Patricelli Paola Pino.
Ma rendere questa presentazione quasi un manifesto di intenti e perciò ben oltre la disamina pedissequa che spesso caratterizza il tipo di evento, ci ha pensato Francesco Antonioni, noto conduttore radiofonico di Rai Radio 3 e uno dei più autorevoli compositori contemporanei del panorama nazionale ed internazionale.
A lui dobbiamo la fascinazione e la rottura di un certo stereotipo divulgativo che sia meglio ascoltare la musica classica che sentirne parlare, dipende, come sempre, da chi se ne assume il compito, lui è veramente bravo. Se metà degli spettatori presenti al concerto di ieri sera, quello dedicato a Battiato da Alice, avessero presenziato questa conferenza così ricca di spunti e di suggestioni forse sarebbe più chiaro a tutti l’importanza dei luoghi dove si conosce la musica e ci si forma con essa e perché l’idea, ad esempio di costruire un nuovo conservatorio o ampliare le strutture come la Biblioteca Musicale, deve necessariamente inserirsi in un dibattito nazionale che presuppone in primo luogo che la Musica arrivi ad avere pari Status delle arti visive e dell’Architettura – troppi i casi in cui la musica è vista, dice Antonioni, come una semplice ricreazione-, di ripensare il sistema dei conservatori italiani, oggetto di riforma dalla legge 508/1999 che ha disatteso molte delle istanze sulle quali poggiava infine inserire l’esperienza degli spazi di formazione nel tessuto sociale ed economico del territorio di riferimento, Città, Regione, Europa. Il conservatorio di Pescara non si sottrae per nulla a questo limite: l’Abruzzo non ha una Fondazione Lirico Sinfonica, non ha un teatro d’opera, il Marrucino di Chieti come Teatro di Tradizione versa in un perenne stato di difficoltà, allora che senso hanno i conservatori in un contesto dove non si svolgono attività? La risposta è da ricercare in questo volume che, come il testo di Diderot su Il paradosso dell’attore, è strutturato sull’esigenza di delineare una razionalità che scaturisca dalla memoria del passato, da una analisi dell’attualità, dalle prospettive.
Sulle prospettive future Antonioni parla più di vere e proprio sfide che coinvolgano le impostazioni di spazio e pensiero e che, traduciamo noi, richiedono una profonda visione politica di scelte ed indirizzi. Anche e soprattutto di confronti, con gli istituti delle altre città italiane e con quelle europee. Pescara, nel nome di d’Annunzio può.