Un viaggio nei ricordi attraverso trentanove palazzi, tutte dimore di una Penne capitale farnesiana d’Abruzzo per oltre due secoli, ma anche dopo il 1732 quando il ducato di Parma e Piacenza di cui faceva parte passò ai Borbone tramite Elisabetta Farnese, madre di Carlo, re di Napoli nel 1734. Il giornalista Candido Greco, noto autore su fatti e personaggi cittadini, ha dunque firmato un altro testo stampato dalla pennese Arti Grafiche Cantagallo. Entrando negli edifici ricchi di opere d’arte (Correggio, Pomarancio e Tiziano), racconta la nobiltà delle tante famiglie che tendevano ad ornare la città e ad emulare i Farnese. Le chiese, poi: caratterizzate dal Barocco interno e grandi quasi come cattedrali che rimandano alla Penne sede per otto secoli del vescovo e fino al 1928 capitale del secondo circondario di Teramo. Ricordi di una città perduta a guardare però lo stato attuale dei palazzi e delle basiliche purtroppo neppure ben segnalati dalle tabelle esterne. Non tutte le residenze nobiliari sono gusci vuoti comunque: la de Sterlich, il palazzo Leopardi abitato così come quello del Capitano Regio, di Teseo Castiglione, dei De Caesaris con la torre alla Madonna della Libera. E fra le chiese o gli immobili religiosi non ci sono solo quelle malridotti come l’Oratorio della Cintura.
Berardo Lupacchini