PENNE – Ancora una settimana e poi si chiude. Salvo proroghe ministeriali. L’amministrazione comunale di Penne, a differenza di altre, non ha ancora formalizzato ufficialmente la richiesta di mantenimento dell’ufficio del giudice di Pace.
Scelta cristallizzata con delibera di giunta e consiglio comunale, invece, da altri comuni italiani. Tra questi c’è il comune di Atri che, il 13 ottobre scorso, ha approvato un provvedimento con il quale l’ente chiede al ministro della giustizia, in virtù del riordino delle sedi giudiziarie italiane stabilito dal decreto legislativo 156/2012, il mantenimento del presidio giudiziario coordinato dal magistrato non togato. La delibera è stata inviata anche agli altri comuni limitrofi al fine di consorziarsi e racimolare risorse economiche. Penne invece non ha ancora deliberato in attesa di lumi dal ministero. E la data del 13 novembre, termine ultimo per chiedere Sarebbe un grave errore, infatti, cedere il presidio giudiziario. Uno smacco per una città che ha dato i natali al giureconsulto Luca da Penne. Il sindaco Rocco D’Alfonso e il Pd sembrano disinteressati alla problematica, visto che finora ci sono state solo buone tesi e parole in libertà. Certo, ci sono i costi da affrontare, il personale da trovare e la macchina amministrativa da organizzare e avviare, ma perdere l’istituzione giudiziaria pennese, lo consideriamo uno schiaffo doloroso alla storia della città.