È la primavera del 1988, di questi tempi. Nella casa di Contrada Ferrauto in Loreto Aprutino, una famiglia piange ancora, e per sempre lo farà, la morte del carabiniere Donato Chiarelli, che prima di appartenere all’arma era loro figlio e fratello. Ma è alla Benemerita che si è immolato, donando allo spirito di servizio gli ultimi attimi di una vita che gli si parava davanti in tutte le sue più belle aspettative, come dovrebbe essere per ogni ragazzo di appena 21 anni.
La cronaca la ricostruiamo attraverso gli articoli de Il Messaggero di Pescara a firma del giornalista Camillo D’Angelo, il ricordo è stato celebrato pochi giorni fa, il 29 marzo 2021, dal Comune di Camerino con una cerimonia presieduta dal primo cittadino Sandro Sborgia insieme al Comandante del Comando provinciale Carabinieri di Macerata Col. Nicola Candido, al Comandante della Compagnia Carabinieri di Camerino Roberto Nicola Cara, al Presidente dell’Associazione nazionale Carabinieri in congedo sezione di Camerino car. Francesco Aquili, al parroco della basilica di San Venanzio don Marco Gentilucci. E se la comunità marchigiana non dimentica, abbiamo noi il dovere di rendere omaggio al carabiniere loretese e di ringraziare anche il Comune di Camerino.
Il fatto accaduto destò allora molta emozione: è il 29 marzo 1988, ore 3 di notte. I due carabinieri Donato Chiarelli e Giovanni Liberto Corinto vengono uccisi ammazzati da Carlo Cesarani un ladro che sta entrando in una abitazione sita in località Portajano di Camerino. I due gli intimano di arrendersi, il malvivente tira fuori un coltello e colpisce entrambi. Chiarelli muore all’istante, Corinto fa in tempo a sparare al malvivente per morire successivamente a causa del colpo ricevuto. Purtroppo non verrà salvato dalla pattuglia che sopraggiungerà sul luogo intorno alle 6 della mattina, troppo tardi ma appena in tempo per farsi raccontare l’accaduto.
Dopo i funerali di Stato a Camerino, le esequie di Donato vengono condotte nella Chiesa di San Pietro nel centro storico di Loreto, gremita di cittadini, parenti ed amici che si stringono intorno a mamma Maria, a papà Gabriele, alla sorella Donatina ed al fratello Tiziano. Presente anche la fidanzata Daniela che il carabiniere aveva conosciuto proprio a Camerino. Le parole di Don Camillo riecheggiano nell’aria mesta di pianto che soffoca le colonne della basilica “Donato era un ragazzo generoso, il nome si addiceva al suo carattere”.
Loreto Aprutino gli ha dedicato una via, nella zona dei Cappuccini, noi gli dedichiamo una lacrima scritta perché, come ci raccontava qualcuno, ci sono tanti modi per indossare una divisa, per onorarla o per sporcarla ma se si sporca di rosso, in genere è perché l’ha onorata.
S.d.L