A Pianella, fino ad alcuni anni fa, si pensava che questa antica usanza satirica fosse tipicamente locale. In realtà, in diversi luoghi abruzzesi troviamo cenni storici o addirittura viva ancora oggi, la tradizione del buongiorno o forme di manifestazioni ad essa riconducibili. Infatti, le notizie sull’origine di questa antica usanza satirica erano poche e dovute alle poche informazioni in possesso da parte di alcuni cultori di storia locale che ne proponevano alcune ipotesi; per il resto, la maggior parte delle testimonianze erano date solo dalla memoria collettiva della popolazione locale.
Solo da pochi decenni, con la realizzazione della rappresentazione storica de lu bbongiorne, grazie alle ricerche condotte da alcuni studiosi e appassionati folkloristi come nel caso de lu Bbongiorne di Pianella dello scrivente e professore Vittorio Morelli, si incomincia ad intravedere una documentata e più ampia ricerca, che ci farà scoprire come questa antica tradizione in realtà fosse in uso presso una più ampia area che chiameremo “del buongiorno”, assumendo una propria storiografia di cui si servirà in parte lo studioso Domenico Di Virgilio per la realizzazione del suo libro “Per ciò torniamo a salutarvi – Il Buongiorno nell’area frentana e nelle province di Pescara e Teramo”.
Ad Archi, in provincia di Chieti, il buongiorno è da tradizione chiamato il saluto e viene ‘portato’ in onore della Madonna Immacolata Concezione nella notte tra il 7 e l’8 dicembre. I cantori insieme ad un’orchestrina, dopo aver eseguito una serie di stornelli davanti alla Madonna, porta gli auguri e i saluti a tutte le famiglie del paese. La tradizione racconta che un giorno della metà dell’800 un certo ‘Tumasse lu Balije dopo essergli scappato dalla bocca una bestemmia, gli apparve un enorme serpente, Tommaso terrorizzato implorò la Madonna della Concezione chiedendo di allontanare l‘orripilante rettile, subito la richiesta fu esaudita liberando così Tommaso dal pericolo.
A Torino di Sangro la tradizione del “buongiorno” è legata al culto della Madonna di Loreto. L’evento trae origine dal passaggio della Santa Casa di Maria da Nazareth a Loreto, avvenuto secondo la leggenda nella notte tra il 9 ed il 10 dicembre del 1294. Radunatisi nella borgata marina in località Le Morge, la sera del 9 dicembre, cittadini e devoti muniti di fiaccole si muovono in processione verso il centro del borgo lungo la strada ricavata sul percorso dell’antico tratturo Magno. Canti devozionali, litanie e preghiere recitate davanti ad edicole votive segnano il cammino fino all’arrivo in chiesa ben oltre la mezzanotte dove, celebrata la messa, la statua della Madonna di Loreto viene deposta ed offerta all’adorazione dei fedeli per una veglia notturna.All’alba del mattino dopo, la statua finemente rivestita viene portata sul sagrato dando avvio alla cerimonia del visadorno, come viene chiamata localmente. Tra la folla immersa in un suggestivo ed irreale silenzio, accompagnato dalla musica della banda s’innalza il canto del Buongiorno alla Vergine, seguito da una emozionante Pastorale. La sonora mattinata prosegue spostandosi lungo le vie del paese raggiungendo l’abitazione del sindaco, del parroco e di altre autorità locali, per poi passare a quelle di amici, conoscenti e notabili del luogo, intonando per loro delle strofe personalizzate tra sorrisi e scambio di taralli benedetti e caffè.
A San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti prima che la tradizione finisse negli anni “60 a causa di alcuni screzi essa si svolgeva nel mese d’agosto e pare anch’essa legata al culto della Madonna.
A Gessopalena le bongiurne veniva eseguito nella penultima domenica d’agosto. Secondo testimonianze di cui si è a conoscenza, esso è riconducibile alla presenza delle Confraternite ed alla festa patronale di SS. Maria de’ Raccomandati istituita nel 1804 dall’omonima contrada. In occasione della festa avveniva l’elezione del priore e i confratelli “presero l’abitudine di portare delle serenate ad altri confratelli, i cosiddetti ‘bongiorni’.
A Cerqueto di Fano Adriano, in provincia di Teramo, il buongiorno prende il nome di Lu benedimme ed è una forma di saluto. Esso era ‘portato’ tra il 30 aprile e il 1° maggio e si è svolto fino alla fine degli anni ’60 con la visita a tutte le case di Cerqueto da parte dei cantori. Per ogni casa erano nominati tutti i singoli componenti della famiglia abbinando ad ognuno di essi uno stornello con il proprio fiore. Pare che il canto fosse un tempo diffuso in tutta l’area del Gran Sasso orientale.
A Pianella Lu bbongiorne prevede che nella notte tra la Pasqua e il Lunedì dell’Angelo due o più canterini, accompagnati da un’orchestrina, si recano per le vie del paese salutando con strofe in rima dal contenuto provocatorio ed ironico tutte le famiglie, quasi a voler ufficializzare le dicerie ricorrenti .La memoria collettiva del popolo pianellese fa risalire l’antica tradizione in tempi molto remoti. Alcune notizie sono state tramandate oralmente fino a tutto l’ottocento, ma bisogna aspettare il novecento perchè la tradizione abbia una conferma soprattutto testuale e musicale.
Le origini e il significato di questa antica tradizione sono incerte. Alcuni studiosi sostengono che sia “riconducibile ai Maggi e ai momenti ciclici di ritualità della cultura contadina”, mentre altri lo fanno risalire alle attività canore e poetiche popolari di epoca medievale riallacciandosi così con la tradizione popolare che vuole “che cantori e poeti popolari locali al servizio di famiglie longobarde, proprio loro, pare, che venisse concesso una volta l’anno di salutare i capi famiglia con battute salaci e mordenti diventando così un arma pungente contro i nuovi e vecchi padroni. Antico, comunque, risulta l’uso di andare a Pianella nell’antichità, “burlando e cantando et o vero sonando “come appunto ci viene testimoniato da alcuni capitoli dello Statuto di Pianella 1549. Il “Buongiorno” di Pianella rispetto agli altri luoghi dell’Abruzzo, dove è presente o riconducibile questa tradizione, sembra non avere nessun legame diretto con eventi religiosi in particolare con il rito della devozione alla Madonna. Tra i motivi che accomunano lu Bbongiorne di Pianella a quella delle altre aree abruzzesi citate precedentemente, troviamo sicuramente il ritornello musicale che viene suonato in risposta al canto. Questa somiglianza, molto probabilmente è dovuta al fatto che alla fine dell’ottocento con il diffondersi della musica bandistica e quindi con il girovagare dei musici, alcuni appartenenti alla famosa Banda dei Diavoli Rossi di Pianella ne abbiano assemblato o assimilato la musica alla stregua di vecchi motivi popolari. Alcuni pensano che sia stato lo stesso Maestro Luigi Marchetti ad introdurre la melodia nella falsa riga di quanto avveniva a Gessopalena suo paese d’origine. Dal 1995 si svolge nel pomeriggio di Pasqua la Rappresentazione Storica Lu Bbongiorne. Da sopra un carro, alcuni giullari, accompagnati da musici, trainati da contradaioli, salutano alcuni personaggi del paese con ‘versi giullareschi’ alternati da “le Balcunate” rappresentazioni che richiamano l’arte del teatro itinerante popolare e la bellezza dell’antico schema del contrasto amoroso; seguiti da un corteo storico composto da personaggi in costume che tra storia e leggenda hanno fatto la storia di Pianella per ascoltare la “Predeche de S. Zelvestere”.
Si tratta di versi dalla forte carica dissacrante nei confronti soprattutto del potere, di cittadini e personalità private e pubbliche che si sono prestati di più al pettegolezzo durante l’anno. Un attore, raffigurante San Silvestro Papa, (protettore di Pianella) fa la sua predica affacciandosi da un piccolo balcone posto sopra “L’Arco di Fuori Porta”, antica Porta di S. Maria detta For’ la porte, all’ingresso del centro storico dove si trova il vero busto del Santo Patrono.
Remo Di Leonardo
BIBLIOGRAFIA:
DI VIRGLIO, D., Perciò torniamo a salutarvi ancora, Il buongiorno nell’area frentana e nelle province di Pescara e Teramo, Ed. Bambun, Associazione Culturale per la ricerca Demoetnologica e Visuale, Arti Grafiche Picene, Maltignano (Ap), Marzo 2012.
DI LEONARDO, R., Lu Bbongiorne, satira popolare in versi giullareschi, (Ed. dal 1995 al 2018) Cepagatti.
MORELLI, V., Lu Bbongiorne nell’area meridionale, Lu Bbongiorne satira popolare in versi, marzo 1997, Deltalito, Pescara.