PENNE/AMARCORD CALCIO 1983: E POI ARRIVO’ MISTER X
Arturo Bertuccioli fu il dopo Colangelo. “M’inventai Mauro Di Pietro libero”. E Francesco De Gregori ne fu spettatore d’eccezione

Arturo Bertuccioli aveva calcato i campi della serie A degli anni ’60 e ’70 quando da centrocampista e difensore giocò soprattutto con la Spal. E quando a 38 anni fu chiamato a guidare la Pennese il suo nome come allenatore non diceva molto. Ma la società biancorossa, dopo la partenza di Guido Colangelo per Sulmona, decise di inaugurare un nuovo ciclo disponendo di uno sponsor d’eccezione come l’Acqua Santa Croce.

Del resto, quella Pennese faceva gola a parecchi: macinava punti e gol ed era  straseguita dai tifosi. Un dato: nei sei anni che andarono dal 1976 al 1981, nei campionati di promozione, la squadra biancorossa perse davanti al proprio pubblico solo una volta: quando l’Angizia Luco vincendo 2-1 il 5 dicembre 1976 interruppe la lunga serie di nove turni consecutivi senza subire reti che portò al primo posto la neo promossa Pennese. Girarono molti nomi sul possibile successore di Colangelo fra i quali quelli di Marco Bozzi, il quale aveva vinto il girone con l’Elpidiense nel 1982 e che era stato il vice di Giancarlo Cadè nella prima promozione in A del Pescara, e del pennese doc Giancarlo Bianchini che aveva concluso la carriera di calciatore nella Pennese. Mauro La Torre, il pediatra ospedaliero che presiedeva il sodalizio per il quarto anno, scelse comunque Arturo Bertuccioli. L’approccio con il tecnico di Pesaro lo gestì Paolo Fornarola che era fra i dirigenti più in vista. L’occasione dell’incontro fu il torneo dedicato ad Ernesto Morandini in cui Bertuccioli condusse al quarto posto il Francavilla. Una persona garbata, di grande cultura calcistica, al debutto come tecnico in un campionato nazionale di fatto semiprofessionistico, ma comunque abituato a lavorare con i ragazzi. “Quando arrivai a Penne mi trovai subito a mio agio. Un ambiente casereccio, passionale, in cui l’organico che ebbi a disposizione era senz’altro di qualità”, ricorda l’allenatore che aveva giocato insieme a Capello, Bagnoli e Reja nella Spal del presidente Mazza, protagonista suo malgrado dei famosi e contestatissimi tre rigori concessi da Concetto Lo Bello nel ’67 durante uno Spal-Napoli. La preparazione estiva fu svolta a Canistro, quartier generale dell’Acqua Santa Croce, da una Pennese che si apprestava a giocare in un girone di ferro. Andarono via Andrenacci e Crisanti, Castellucci, Pomilio, Antonioli, Napoletano e soprattutto Vittoriano Di Luzio che andò all’Aquila. Il gruppo dei nuovi era formato da Castorani, Spadafora e Lotorio dal Francavilla, Lupo, Romano e D’Angelo dal Pescara, Lunelli dal Villamagna e Punzo dal Bologna. Il campionato lo vinse nettamente la nuova Andria di Marco Bozzi che si impose già alla dodicesima di ritorno. L’esordio in quel torneo avvenne con un pareggio in casa proprio con l’Andria: i baresi stavano risorgendo dopo la radiazione avvenuta nel 1978 (come nel caso del Celano) per il pestaggio dell’arbitro Camensi di Milano; finì 1-1 con Lotorio che raggiunse su rigore la squadra di Bozzi in vantaggio con Marangi. La Pennese si schierò con: D’Angelo, Castorani, Spadafora, Severo, Guglielmo Macrini, Palma, Lupo, Di Federico, Lotorio, Di Pietro e Massari. Insieme al campano Michele Punzo, preso dal Bologna primavera, la presenza di Venceslao Lotorio, già pratico di aree di rigore nostrane, costituiva  un duo di attacco di peso, spesso però mai presentabile fra infortuni e squalifiche. Bertuccioli optava per il diciottenne Romano D’Angelo (si alternava con Liberati) in porta, Castorani, Spadafora, Severo, Guglielmo Macrini, Palma, Lupo, Di Federico, Lotorio, Di Pietro e Massari. Spesso in prima squadra anche Antonio Macrini e Domenico Luciani. Il compianto professor D’Amario mise lo zampino nella trattativa invernale che portò a Penne il foggiano Nicola Verde, trentenne navigato (purtroppo scomparso), e il romano Mario Lodi che si presentò con un gran gol casalingo nella vittoria contro il Mola. “Noi disputammo un buonissimo campionato in un girone di ferro in cui militavano le squadre pugliesi, il Chieti, il Lanciano, il San Salvo, la Val di Sangro e la lucana Real Genzano. Con Vincenzo Pilone avevo giocato contro quando ero al Giulianova e lui nella Sambenedettese che vinse il torneo e davvero ricordo come la rosa fosse di buon livello. Partimmo maluccio, ma poi ci assestammo centrando un onorevole sesto posto con 31 punti. Se avessimo potuto schierare spesso la formazione completa non temevano nessuno. Ci ripetemmo nella stagione successiva”. Bertuccioli, che in molti chiamavano mister x per la sua propensione ai pareggi, cambiò anche il ruolo a Mauro Di Pietro allungandogli in fondo la carriera. A 32 anni lo schierò infatti per necessità e per intuito in veste di libero, ruolo occupato da Roberto Palma, nella gara pareggiata a Lanciano nel marzo 1984 e in quella stagione realizzò una decina di reti. L’Acqua Santa Croce fu uno sponsor d’eccezione. Palladini lo conoscevo bene. Guarda, ricordo davvero tutto  e tutti con piacere. A Penne ho allenato anche l’anno dopo beneficiando del ritorno di Vittoriano Di Luzio dall’Aquila, il Maradona dell’interregionale”.

Bertuccioli era convinto che un attacco formato da Punzo e Di Luzio potesse valere l’arrivo fra le prime tre della classifica. Ma Punzo andò al Chieti.

Nel 93-94 quando tornai, sempre grazie all’ingegner Fornarola, ce la cavammo dignitosamente portando molti degli ex allievi del Pescara calcio che vennero guidati dalla luce di Biagio Lombardi. Bei ricordi insomma dei mie tre anni con il Penne cui auguro le migliori fortune nello stadio che stanno rinnovando”. Una domenica di aprile del 1984 in tribuna si presentò a sorpresa anche il notissimo cantautore romano Francesco De Gregori, storico amico di Mimmo Locasciulli di cui era ospite. E la Pennese tornò alla vittoria nel derby contro la Val di Sangro. Guido Colangelo intanto tornò al Comunale a metà marzo del 1984 per un’amichevole fra la sua rappresentativa dilettanti e la Pennese in vista del trofeo delle Regioni “Ottorino Barassi” in Liguria che vide la compagine abruzzese giungere seconda dopo essersi arresa solo nei minuti finali dei tempi supplementari contro il Friuli che innalzò il trofeo per il secondo anno consecutivo. In quella rappresentativa, oltre al mini blocco dell’Angizia Luco che approdò in interregionale, anche l’indimenticabile Piero Di Pietro, esterno sinistro allora del Sulmona, poi passato alla Pennese, perito nella tragedia di Rigopiano.  

di Be.Lup.

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